Italo(Sex)Pop

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Cantare di sesso e farlo con classe è cosa tutt'altro che scontata. 

Ho quindi provato a riunire - in una lista per nulla esaustiva e compilata in rigoroso ordine sparso - alcuni dei musicisti che meglio sono riusciti nello scopo: i testi seguenti sono perle di erotismo pop, di sensualità in musica, di raffigurazioni più o meno esplicite di uno dei sottotesti più frequenti della canzone d'amore, qui al servizio dell'esaltazione del desiderio e della carnalità, senza per questo rinunciare alla poesia.


Enzo Carella - Barbara (1980)

"Fantasiosa e barbara", Barbara. Enzo Carella è sempre stato un grande autore di pop erotico. Le sue allusioni e le sue metafore, fin dai tempi di Vocazione, sono un continuo vorticare tra rimandi erotici e ammiccamenti giocosi e conturbanti, sempre sul filo di un doppio senso veicolato dalla poetica colta, giocosa e surreale di Pasquale Panella. Il brano - che frutterà un secondo posto a Sanremo - è un caldo funky appena velato da un synth traslucido, sospinto con decisione da un ricco lavoro in sede di arrangiamento (i fiati lussuriosi, le chitarre scintillanti), da uno svolgimento ritmico trascinante e dall'interpretazione funambolica dello stesso Carella. Un pezzo da non farsi scappare, assieme a tutta la prima discografia di un artista da riscoprire.

"Ho freddo in bocca
la bocca tua è albicocca
Ho freddo al naso
la bocca tua è di raso
Ho freddo al collo
in bocca a te è più bello
Ho freddo ancora
il freddo m'innamora"


Venditti - Mariù (1973)

L'amore immaginario di Antonello Venditti è un amore spiato dalla finestra da - si presume - un giovane ragazzo infatuato e accaldato. Il resto è la descrizione di una fantasia esplicita, di uno spogliarello rubato che lascia poco spazio all'immaginazione. Il tutto su rintocchi aleggianti di piano e il ticchettio di un orologio che cadenza un talking sospirato, affannato, per un brano atmosferico che, nonostante il ruolo per nulla centrale in Le cose della vita (1973), riesce a lasciare decisamente il segno.

"Le calze a rete nere, nere
Che mi fanno impazzire
Le avvolge intorno all'antenna tivù
Il reggiseno questa sera
Non se lo toglie
È un po' pudica la mia cara Mariù"


Baustelle - Love Affair (2003)

Grandi maestri della sensualità pruriginosa e adolescenziale, i Baustelle consacrano il loro primo lavoro alla celebrazione di un apprendistato sessuale acerbo e peccaminoso, per poi maturare di colpo con il secondo La moda del lento, il quale non manca certo di regalare momenti di intensa e feroce passionalità giovanile. "Love Affair" è il grande manifesto dell'album, e rappresenta un ricco e toccante affresco di immagini e sensazioni, di critica al bigottismo, di ardente sfrenatezza, per un romanzo di formazione e liberazione sessuale fatto di languide chitarre elettriche e sintetizzatori sibilanti sullo sfondo.

"Ti ricordi noi
La sera in cui 
le rondini
Sopra la scuola
Volavano per proteggere
I nostri blue jeans
Dalle suore
Dai parroci
Sarà peccato?
Sarà reato
La prima volta
Strapparsi gli slip?"


Luca Carboni - Vieni a vivere con me (1987)

Per quanto Luca Carboni sia il prototipo del romanticone, non mancano nella sua produzione alcune vividissime immagini di esplicita sensualità. Un esempio può essere il malentendu di "L'amore che cos'è", tratta dal terzo Luca Carboni, quella suspence legata all'equivoco tutto giocato sul doppio senso del verbo "entrare" e dei suoi sinonimi ("Ho già fretta di infilarmi nel tuo cuore / No, no non hai capito non ho detto di spogliarti / Io ci voglio entrare adesso anche se sei vestita.../ Voglio entrare nella tua vita"). Il brano che più vivacemente racconta di desiderio e gioco passionale è "Vieni a vivere con me", che nonostante la consueta poetica intimista e domestica, si lancia presto in un rutilante e carico pezzo d'amore di grande spensieratezza, eleganza e leggerezza.

"Sai quante cose potremmo fare
Tu potresti suonare il piano
Mentre io spalmo la maionese
Potrei spalmartene un po' sul collo
E leccandoti far tremare Bach"


De André - Jamìn-a (1984)

Uno degli album migliori di Faber (Crêuza de mä) regala anche uno dei suoi brani più caldi e sensuali. L'amore di Jamin-a è un amore feroce, dissoluto, sfrontato e senza limiti. Un amore liberatorio e vitale, che si accosta - grazie al ricco impiego di strumentazione mediterranea - a profumi e sapori esotici (la protagonista della canzone sarebbe un'amica tunisina di Fabrizio De André), ma anche al movimento ondoso, o al dondolare e sciabordare delle barche. Tutto, insomma, contribuisce a conferire enfasi a un inno al godimento, a un testo appassionato e provocatorio (quanti avranno pensato a Jamin-a come ad una prostituta...). 

"Dagghe cianìn Jamin-a
nu navegâ de spunda
primma ch'à cuæ ch'à munta e a chin-a
nu me se desfe 'nte l'unda
E l'ûrtimu respiu Jamin-a
regin-a muaé de e sambe
me u tegnu pe sciurtï vivu
da u gruppu de e teu gambe"



Lucio Battisti - Dove arriva quel cespuglio (1976)

Il suono fine anni Settanta di Battisti è una sorta di city pop all'italiana: musica funk, soul, spinte progressive, cenni new wave, per un tentativo di modernizzare la proposta battistiana che già si era distinta per arditi voli pindarici (uno su tutti quello di Anima Latina). Con La batteria, il contrabbasso eccetera, Lucio Battisti sfodera un suono internazionale carico e compatto, sganciato e moderno. "Dove arriva quel cespuglio" è la narrazione di una deliziosa catarsi erotica: immaginando di costruire la loro casa ideale, la coppia del testo si abbandona alla sicurezza di quelle mura immaginarie, di quei confini fittizi tra loro e il mondo, finendo col fare l'amore sul prato, portando a termine, con questo climax, lo scambio tra il dentro e il fuori, giocando a mescolare le costruzioni mentali (una sorta di inganno) con una realtà malinconica, dove si insinua - come inevitabile legge del contrappasso - una vena di inquietudine.

"Voglio farti tenerezza, la tristezza
Si dissolve con il fumo
Resta solo il tuo profumo, il profumo della pelle
Lo sfondo delle stelle
E un vago senso di dolore
Che scompare col respiro
Col respiro del tuo amore"



Matia Bazar - Io ti voglio adesso (1982)

Il disco dei Matia Bazar in questione (Berlino, Parigi, Londra) fu una grande sorpresa, perché apriva inedite strade a una band che, se prima rappresentava uno dei massimi esempi di musica leggera, si potrebbe dire innocua, ora si arrischiava su territori di pop moderno, elettronico e new wave. "Io ti voglio adesso" si sviluppa al suono di sintetizzatori scintillanti e su tessiture dense, atmosferiche, splendidamente squarciate dall'apertura armonica dell'inusuale "ritornello" strumentale, impreziosito infine da quel modernissimo mash up urban-synth. Il brano parla di un rapporto a distanza, di un pensiero che si fa irresistibile, portando all'inevitabile e gioioso climax. Un tema ricorrente, qui impreziosito da una veste sonora d'eccellenza.

"Io ti voglio adesso
Adesso
Per te le mie carezze più profonde da vibrare fino all'osso
Io che posso, io che posso
Ma nel sonno vedo te
Che sei solo a casa, solo a casa, solo a casa
Come me"




Flavio Giurato - Marco e Monica (1984)

La canzone più "canzone" di un disco aleatorio e visionario è, non a caso, quella dell'abbandono dei sensi, un abbandono che si compone di panismo, di continui movimenti ascensionali, tra la terra e il cielo, tra Marco e Monica, di voli pindarici e stacchi metaforici, in un continuo accostamento di similitudini ardite, congiunte dai baci dei due amanti, fino a farsi inno solenne, con quell'organo che irrompe massiccio sul finale. Figurativo ed espressionista, un capolavoro nel capolavoro.

"E con la stessa erezione
Cambiano posizione
I due giovani amanti
E le stelle oltre il muro
Sono un fatto sicuro
Ad occhi chiusi
E poi ancora
E giù Marco
E giù Monica
E giù Marco
E giù Monica
Fino a domani
Fino a domani"



Franco Battiato - Sentimiento Nuevo (1981)

Non poteva mancare lui in questo decalogo della canzone erotica. "Sentimiento nuevo" è il sesso visto dallo sguardo colto e ricco di un maestro del simbolismo e della citazione, in questo caso iper-inflazionata di didascalie e note, di rimandi a pratiche storiche/esotiche agglomerate però dal più prosastico e liberatorio abbandono borghese ("Ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo"). Torpori tropicali, new wave solare e scattante (la chitarra graffiante che si sposa così bene a quei ghirigori di tastiera sullo fondo), arrangiamenti barocchi stimolati da quel basso singhiozzante in spinta continua: un pezzo seducente e ammiccante, profumato e pieno. Un'esperienza appagante.

"Tutti i muscoli del corpo
Pronti per l'accoppiamento
Nel Giappone delle geishe
Si abbandonano all'amore
Le tue strane inibizioni
Che scatenano il piacere
Lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco
La lotta pornografica dei greci e dei latini
La tua pelle come un'oasi nel deserto ancora mi cattura"



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