Il risultato, anche questa volta, è il collasso dei confini tra passato e presente, per una proposta che fissa come variabili indipendenti le coordinante stilistiche ed estetiche per concentrarsi unicamente sulla scrittura e sulle dinamiche interne dei brani. Il divertimento è assicurato, lo si capisce fin dalla prima “Strange Heat”, nenia sonnolenta che sa di Velvet Underground e introduce la delizia pop-psichedelica di “Satisfied”, filastrocca garage suonata con la trasognata morbidezza di un Syd Barrett e la rudezza dei 13th Floor Elevators. Se la bellissima “Could Be You” rimastica con gusto uno spigliato rock’n’roll Velvettiano e “High & Dry” mescola a piacimento Standells e Seeds, lo svolgersi della tracklist esibisce un più variegato gusto per l’arrangiamento e l’armonia: “Autumn Dawn”, camaleonte sunshine pop che muta continuamente pelle (dall’intro Boettcheriana all’incalzante riff che diventa strofa squagliata, fino ai cori western); “Famous Phone Figure”, elegante pop psichedelico a base di viola e mellotron; “Terra Ignota”, dal passo jazzato in 5/4 e dai deliziosi ricami chitarristici.
Le intenzioni di “Calico Review” sembrano essere quelle di screziare e aggiungere maggiore complessità ad un suono che il quartetto di Los Angeles aveva dimostrato di saper gestire ottimamente con il bellissimo sophomore del 2014. Il gioco si fa un po' più duro, quindi, e gli Allah-Las vogliono continuare a giocare. Sempre, però, con la stessa leggerezza e con la solita condizione: che ci si diverta, suonando. Risultato, come dicevo, assicurato.
Recensione tratta da: http://www.storiadellamusica.it/indie_rock/garage_rock/allah_las-calico_review(mexican_summer-2016).html
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