Nel 1933 viene fondata la citta di Goiânia, nel 1968
viene pubblicato il manifesto tropicalista “Tropicália ou panis et circencis”,
nel 2012 Fernando Almeida e Benke Ferraz formano i Boogarins, che riassumono quanto è
stato lasciato fuori dall’ampio arco temporale sommariamente tracciato.
Cresciuti in una città di oltre un milione di abitanti nel bel mezzo del
Brasile, a poche centinaia di chilometri dalla capitale Brasilia, Almeida
e Ferraz pubblicano nel 2013, con la newyorkese Other Music, il
loro primo “As plantas que curam”, che mostra una dedizione estrema nel
ridar vita a sonorità sixties in bilico tra suoni di casa (Os Mutantes,
il primo Caetano Veloso, oscurità
del calibro di Loyce e Os Gnomes) e psichedelia anglo-americana d’antan.
Con “Manual” (sottotitolato: “ou guia livre de
dissolução dos sonhos”) i due -passati attraverso i migliori festival
mondiali e diventati nel frattempo una band di quattro elementi- rinsaldano le
buone basi dell’esordio (una sorta di “Nuggets” brasileiro) lavorando su
trame più rifinite e su un sound più curato.
Registrato in Spagna in un vero e proprio studio di
registrazione, “Manual” risente dell’influsso dei grandi nomi del
momento (i Tame Impala, ad esempio, o i Foxygen) ma serba una sua
frizzante personalità: “Avalanche” conserva un tocco vagamente tropicale
pur se immersa in risonanze e riverberi spaziali e in una circolarità
anestetizzante, “Tempo” è un lento strutturarsi di accordi tutto giocato
sull’alternarsi di vuoti, frasi sinuose e riff incendiari, “6000 Dias” è
un brioso impasto di pop psichedelico che fiorisce su un chitarrismo colorato e
frizzante, destinato a vaporizzarsi in una nebulosa cosmica.
Una sensibilità compositiva raffinata, capace di una
notevole resa pop il cui segreto sta nell’equilibrio tra melodie sgargianti (si
prenda l’incantevole “Mario de Andrade – Salvagem”), fantasismi
psichedelici (“Cuerdo”) e armonie eleganti, di stampo jazz, per nulla
sovraccariche o raffazzonate (si prenda, ad esempio, l’aggraziato caleidoscopio
di “Falsa Folha de Rosto”, divertente gioco stereofonico di trasparenze
e addensamenti).
In “Manual” c’è
tutto il materiale per crescere ulteriormente, anche se la proposta dei Boogarins
è già in grado di stare in piedi da sola.
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