Ogni anno si può individuare una manciata di artisti su cui
tutti si trovano d’accordo. Se l’anno passato era impossibile non parlare di FKA twigs, War On Drugs e Sun Kil Moon,
questo 2015 ha visto il trionfo di nomi come Kendrick Lamar, Sufjan
Stevens, Courtney Barnett e Father John Misty. Il ventaglio dei “satelliti”, però, è sempre più vario: e
qui viene il bello. I dieci dischi che elenco di seguito sono una selezione
degli ascolti più interessanti dell’anno ormai agli sgoccioli. Attenzione però,
come tutte le classifiche qui non c’è niente di fisso o esaustivo: tra gli
esclusi degni di attenzione sento di segnalare il bel pasticcio psichedelico di
Miley Cyrus (“Miley Cyrus & Her Dead Petz”), l’ottimo ritorno dei Deerhunter (“Fading Frontier”), il coloratissimo lavoro dei colombiani Bomba Estéreo (“Amanecer”) e il magnetico esordio di LA Priest (“Inji”),
senza dimenticare Dawn Richard (“Blackheart”) e 2814 (“新しい日の誕生”).
Ma ecco i miei 10:
1) Bilderbuch – “Schick
Schock”
Un nuovo idioma pop, in tutti i sensi: la lingua dei
Bilderbuch è aliena non solo per provenienza geografica, ma per la radicale
reinvenzione apportata ai canoni di un sound in continua mutazione, capace di
annullare definitivamente, grazie ad una continua ibridazione di stili e
linguaggi, le barriere tra generi troppo spesso considerati lontanissimi tra
loro. Solo degli outsiders potevano osare tanto.
2) East
India Youth – “Culture of Volume”
Big music per sintetizzatori. William Doyle sforna un lavoro
imponente, dando vita ad una gonfia celebrazione synthpop dal gusto classico e
altisonante ma dalla resa futuristica e frizzante, il tutto saldato da un
songwriting sopraffino, da vero maestro.
3) Real Lies – “Real
Life”
Un “urban hymn” contemporaneo, che vive tanto nelle strade
di una Londra notturna assediata dai fantasmi (“I won’t rest till ghosts haunt every corner of this city”), quanto
in una intrigante sampledelia che mischia euforia baggy ad euforizzanti nostalgie
acid house/balearic.
4) Nothing
But Thieves – “Nothing But Thieves”
Impattante ed epico, “Nothing But Thieves” è una piccola
grande sorpresa alt-rock (qualcuno dirà Muse, io preferisco pensare a Jeff
Buckley, Radiohead e Manic Street Preachers), che unisce imponenti cavalcate
chitarristiche, sontuoso lirismo e moderne ballate soul-pop, riuscendo
nell’impresa di ridar vigore ad un discorso rock che si pensava morto e
sepolto.
5) The Amazing – “Picture
You”
Dalla Svezia, gli Amazing assomigliano ad un Mark Kozelek
che interpreta i Pink Floyd. Cristalline vedute melodiche su larghi e distesi
panorami strumentali, per una musica ad alto tasso evocativo.
6) Aurora – “Sílice”
Musica soffice dalla Spagna: pop sfumato, leggero, fatto di
impalpabili ma efficaci pennellate armoniche. Il “dream pop da dormiveglia”
degli Aurora lascia il segno, facendoci spostare lo sguardo verso lidi
inconsueti che meriterebbero più attenzione.
7) The Vaccines – “English
Graffiti”
I Vaccines ritornano con un power pop ingigantito e pompato:
un muro di suono spectoriano dalla grana impastata e sporca, dove i suoni sono
iperprodotti, passati attraverso il filtro di una profusione di effetti. Mai
così espansi, i Vaccines scoprono una nuova dimensione capace di allargare sensibilmente
le loro prospettive.
8) Swim Deep – “Mothers”
L’album psych-pop definitivo del 2015: ricco, gonfio, colmo
di intuizioni, in costante espansione. Gli Swim Deep si buttano a capofitto in
un "tour de force" dai sapori balearic, acid house, electro-kraut,
neo-psych, proiettando verso inediti orizzonti una proposta in grado di
rivaleggiare con pesi massimi del calibro di TOY e Horrors.
9) Miguel – “Wildheart”
Sempre più interessante la proposta di Miguel, impegnato in un
discorso sempre più personale ed ibrido, tra brani ruvidi e terreni ed altri
all’insegna di un fumoso soul psichedelico.
10) Ought – “Sun
Coming Down”
Post-punk ruvido e dissonante, declamato in pieno stile Mark
E. Smith, e saturo di frenesia urbana, eppure straordinariamente strutturato,
capace di alternare con efficacia forma canzone e divagazione free-form: gli
Ought sono diventati grandi e hanno dato forma ad un’espressività complessa,
stratificata, di gran fascino.
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